La legislazione europea definisce succo di frutta “il prodotto fermentescibile ma non fermentato” ottenuto da frutti sani e maturi. In commercio sono disponibili tipologie diverse, non solo per gusto ma anche per modalità di preparazione.
Per la loro appetibilità e praticità sono particolarmente apprezzati sia dagli adulti sia dai bambini e sono spesso considerati, a torto, un’alternativa utile a coprire il fabbisogno giornaliero di frutta e verdura.
È fondamentale, tuttavia, evidenziare che bere un succo confezionato non ha lo stesso effetto che mangiare il frutto stesso.
La prima differenza è il contenuto di fibre dei due alimenti: la bevanda che non è a base di polpa ne contiene in quantità irrisorie rispetto all’alimento di partenza.
I metodi di preparazione ed i trattamenti che i succhi subiscono per permetterne una conservazione duratura incidono anche sull’apporto dei micronutrienti naturalmente presenti nel frutto. Le riduzioni maggiori riguardano la vitamina C, la più sensibile alla luce, al calore ed all’ossigeno, ma anche carotenoidi e flavonoidi subiscono una significativa riduzione.
Un altro punto a sfavore di un consumo frequente di questi prodotti è il loro apporto non trascurabile di zuccheri semplici: consumare il succo è più rapido che mangiare l’intero frutto e, a volte, si tende ad assumerne maggiori quantità.
Gli zuccheri semplici della frutta hanno invece un impatto diverso sulla glicemia poiché la presenza di altri nutrienti, tra cui la fibra, rallenta la loro digestione ed assorbimento, garantendo delle variazioni di glucosio ematico più graduali.
Un eccessivo consumo di succhi di frutta comporta diversi inconvenienti, come denunciano diversi studi:
In conclusione, a meno che non ci sia la necessità di assumere zuccheri semplici rapidamente, è meglio “concedersi” un po’ di tempo in più per sbucciare un frutto e non preferire il brik di succo.