La dieta del pH

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Che cos’è e quali sono gli aspetti validi

Da diversi anni, specialmente nell’ambito della medicina alternativa, si è diffusa la “teoria” della dieta del pH. Si tratta di una credenza non scientifica che si basa sul concetto che ogni alimento abbia il potere di acidificare o rendere alcalino il sangue e, più in generale, l’organismo umano.

Una dieta ricca di alimenti con carica basica permette l’alcalinizzazione, ovvero lo stabilirsi di un pH superiore a 7, che è riscontrabile facilmente attraverso l’urinanalisi giornaliera.

Al contrario, un eccessivo carico di alimenti acidi comporta un’acidificazione, che provoca l’attivazione di sistemi di ripristino dei valori di omeostasi, cioè delle condizioni di equilibrio dell’organismo. In tal caso si verifica una perdita di ioni basici come calcio, sodio, potassio per controbilanciare l’eccessiva riduzione del pH: tutto ciò si traduce in una riduzione dell’efficienza dei circuiti metabolici in cui tali minerali sarebbero coinvolti normalmente.

Collocandosi all’interno di un approccio olistico, i sostenitori di questo tipo di dieta sostengono che non solo l’alimentazione ma tutto lo stile di vita può provocare una drastica riduzione del pH ematico. Effettuando quotidianamente l’urinanalisi, è possibile quindi rendersi conto delle condizioni interne dell’organismo ed agire sullo stato di salute, regolandosi sul solo grado di acidità delle urine.

 

ALIMENTI ALCALINIZZANTI ED ACIDIFICANTI

Frutta fresca – fatta eccezione per prugne, ribes, susine – e verdura, essendo ricche di calcio, magnesio, sodio e potassio, hanno un potere basico. Viene perciò consigliata l’assunzione di centrifugati vegetali, che contribuiscono non solo alla modulazione del pH ma anche alla detossificazione del fegato, alla rigenerazione cellulare, al miglioramento della funzione digerente.

Carne, pesce, legumi, cereali, latte e derivati hanno un potere acidificante perché lasciano una polvere acida di zolfo, azoto, fosforo e cloro.

Per garantire uno stato di salute ottimale, la dieta dovrebbe essere costituita per l’80% da alimenti alcalinizzanti, di cui il 30% dovrebbe essere costituito da prodotti grezzi.

Il restante 20% è rappresentato da cereali, germogli, alimenti di origine animale, legumi, frutta secca. Come appare da questa suddivisione, la componente proteica ideale in questo regime alimentare è molto ridotta e dovrebbe essere compresa entro i 20 g/die, sebbene l’organismo sia capace di sopportare carichi fino ai 40 g/die.

 

LE EVIDENZE SCIENTIFICHE

Nel 2012, alla luce del forte interesse che questa teoria suscita, il Journal of Public Environment and Public Health ha pubblicato una review in cui sono stati analizzati sia le evidenze scientifiche sia i dati sostenuti dalla medicina alternativa. Ciò che emerge è che i possibili benefici sullo stato di salute devono essere interpretati in maniera critica e letti alla luce della qualità globale della dieta, non certo imputati al pH degli alimenti che la compongono.

  • La dieta alcalina, ottimizzando l’assunzione di alimenti ricchi di potassio, dall’azione acidificante molto bassa, potrebbe recare benefici nella prevenzione dell’osteoporosi. Inoltre, non sovraccaricando l’organismo di un eccessivo intake di proteine e di sodio, essa potrebbe contribuire nel preservare le strutture ossee in misura maggiore rispetto alla dieta occidentale moderna.
  • Migliorare il rapporto potassio/sodio consentirebbe inoltre di ridurre il rischio di patologie croniche quali ipertensione e patologie cardiache.
  • Un aumento di magnesio all’interno delle cellule, condizione richiesta per il corretto funzionamento di molti sistemi enzimatici, è un altro beneficio promosso da una dieta ricca di frutta e verdura, indipendentemente dal loro grado di acidità o alcalinità.

 

COSA PRENDERE PER BUONO

Analizzare criticamente alcuni punti della dieta alcalina può risultare interessante nel promuovere buone abitudini alimentari.

Come raccomandano le Linee Guida per una corretta alimentazione di diverse nazioni, la dieta alcalina incoraggia il consumo di cereali integrali come il riso integrale o semi-integrale, couscous, bulgur, ecc., limitando l’assunzione di zuccheri semplici e di prodotti da forno.

Viene data anche un’indicazione corretta riguardo al consumo dei prodotti animali: è importante non eccedere e prediligere le carni bianche e magre. Si consiglia inoltre di preferire il pesce, per il minor contenuto di lipidi e basi puriniche e pirimidiniche e per la loro quota di acidi grassi insaturi.

I sostenitori della dieta alcalina sono inoltre convinti della necessita di privilegiare frutta e verdura fresche, di stagione e, quando possibile, di produzione locale.

Tuttavia, è bene ricordare che la restrizione così importante di proteine e di altri alimenti come yogurt, latte o cereali che questo tipo di alimentazione promuove, si può correre il rischio di carenze nutrizionali, ben più gravi di un’acidificazione del sangue, comunque transitoria e facilmente risolvibile attraverso i sistemi tampone di cui l’organismo dispone.

Inoltre, non ci sono prove scientifiche dell’esistenza di alimenti in grado di mantenere la propria “carica” dopo il contatto con i succhi gastrici e di modificare il pH del sangue senza attivare i meccanismi di ripristino dell’omeostasi. Se ciò fosse possibile, si instaurerebbe una condizione di alcalosi, o al contrario, di acidosi metabolica, condizioni patologiche per definizione.

                                                                                          Redatto da Progeo s.r.l.

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