Peperoncino

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Spicy chili on a dark background, flatlay. Used as an ingredient for harissa, ajika, muhammara. East and middle East kitchen. Copyspace.

Con il comune termine peperoncino si indica la bacca utilizzata come condimento e ottenuta da una delle varie piante del genere Capsicum.

In base al tipo di peperoncino, le componenti nutrizionali cambiano dal punto di vista quantitativo, in particolar modo la percentuale di capsaicina. Questa conferisce il grado di piccantezza (SHU), secondo la quale vengono classificate le varie specie sulla scala di Scoville (paprika dolce 0-100 SHU, Calabrese 15.000-30.000 SHU, Cayenna/Tabasco 30.000-50.000 SHU, Habanero Red Savina 350.000-855.000 SHU, Carolina Reaper 2.000.000-2.200.000 SHU).

Benefici e controindicazioni

L’utilizzo quotidiano di peperoncino è spesso oggetto di pareri controversi, legati proprio alla presenza della capsaicina. La sua assunzione può portare infatti condizioni di irritazione dovute ad un consumo eccessivo e va comunque evitata se sono presenti patologie a livello della mucosa gastrica e intestinale come morbo di Cröhn, ulcere ed emorroidi.

Di contro, svariati studi hanno portando a risultati molto positivi legati ad un utilizzo anche quotidiano ma moderato. Gli effetti più importanti sono stati riscontrarti nelle condizioni di seguito elencate.

  1. Disturbi gastrointestinali.

La presenza di capsaicina stimola la secrezione di un enzima che ha un effetto gastroprotettivo soprattutto a livello della mucosa.

Inoltre, studi condotti sui ratti hanno dimostrato che il suo consumo porta ad un cambiamento della lunghezza dei microvilli, aumentando la superficie assorbente dell’intestino tenue. Questo contribuisce ad una diminuzione dei tempi di digestione ed assorbimento.

  • Obesità e condizioni di metabolismo lento.

L’aumento della superficie assorbente intestinale, dovuto all’apporto di peperoncino, porta ad un incremento del metabolismo basale e della termogenesi, ciò potrebbe costituire un ulteriore rimedio per queste particolari condizioni.

Uno studio portato avanti un paio di anni fa ha valutato l’effetto della capsaicina prendendo in oggetto 50 donne sovrappeso, divise in due gruppi, per un periodo di otto mesi: ad uno è stata somministrata un’integrazione di capsaicina, zenzero e tè verde (in proporzione 1:2:5), all’altro un placebo.

I risultati finali hanno evidenziato una riduzione del peso, dell’indice di massa corporea ed effetti benefici sulla sensibilità all’insulina e sui livelli di GSH plasmatico nel gruppo che aveva assunto l’integrazione.

  • Malattie cardiocircolatorie.

Un recentissimo studio, condotto da Istituti italiani e pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology, ha preso in considerazione, per oltre otto anni, 22811 persone adulte in relazione al consumo di peperoncino: è emerso dai dati finali che i soggetti, indifferentemente se uomini o donne, che hanno consumato peperoncino 4 o più volte a settimana sono state associate ad una diminuzione complessiva di mortalità soprattutto legata a malattie cardiovascolari, cerebrovascolari e ischemiche.

L’azione della capsaicina è la chiave per interpretare questi dati:

Inoltre l’utilizzo di spezie in cucina è un’ottima strategia per insaporire gli alimenti e diminuire le quantità di sale adoperato, riducendo il rischio delle malattie cardiovascolari legati a quest’ultimo.

Importanti componenti ulteriori

Il peperoncino è ricco, oltre che di capsaicina, di altre componenti come quelle di seguito elencate.

  • Vitamina C

Il ferro, come molti altri nutrienti, diventa più assimilabile se addizionato con altre sostanze. Questo micronutriente, sia derivante da alimenti di origine animale che vegetale, mostra una maggiore biodisponibilità se accompagnato da una fonte di vitamina C. In questo caso, il peperoncino diventa il candidato ideale sia perché può essere addizionato perfettamente ad alimenti di entrambi le origini (carne e legumi) sia perché contiene una quantità di vitamina C molto elevata che assicura l’ottimale assimilazione del ferro.

  • Vitamina E

La sua presenza è il motivo principale per il quale il peperoncino venne considerato per moltissimo tempo come un potente afrodisiaco. Effettivamente essa è uno dei fattori che favoriscono la fertilità, stimolano la libido e in più il sapore piccante determina un rilascio di endorfine, che si ripercuote come una condizione di benessere generale su tutto l’organismo.

Curiosità: perché il senso di bruciore non si allieva bevendo acqua?

Ciò che provoca il senso di bruciore concomitante all’ingestione di peperoncino è proprio l’interazione della capsaicina con i suoi recettori specifici. La capsaicina è una sostanza non polare, quindi non si discioglie nell’acqua che invece è polare. Nel momento quindi in cui si va a bere acqua non si fa altro che distribuire nuovamente la capsaicina all’interno della cavità orale, il consiglio è quello di ricorrere a sostanze simili, non polari, con cui la capsaicina può legarsi e disciogliersi, come il latte o lo yogurt.

Anche il pane, meglio se unito con un po’ d’olio, ha lo stesso potere di legame e contribuisce a diminuire la sensazione di piccantezza.